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Effetti terapeutici del racconto di fiabe

Effetti terapeutici del racconto di fiabe

Gli effetti terapeutici del racconto di fiabe ai bambini

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Nell’epoca digitale, raccontare le favole ai bambini, sembra stia diventando una pratica sempre più rara  e addirittura ci si interroga, se questo narrare storie prese dal passato, possa nuocere alla visione della realtà, apparentemente così diversa dai racconti delle fiabe classiche. I tempi moderni sono dominati da nuove tecnologie e c’è parecchia crisi, sopratutto  di “Principi Azzurri”, e le “Principesse”, devono rimboccarsi le maniche, per ottenere un posto lavorativo e il meritato riconoscimento sociale. 

I personaggi femminili dalla Bella Addormentata nel Bosco,  fino ad arrivare a Cenerentola, che attendono il principe azzurro, per potersi emancipare, appartengono  ormai ad un mondo lontano. Quindi si preferisce, far vedere  film  di Walt Disney più moderni, o far prendere confidenza ai più piccoli, con tablet o altro, lasciando, che siano questi nuovi strumenti, a fare da tramite tra la realtà e la fantasia.  In questo modo però, si perde di vista, un importante strumento pedagogico, il racconto di fiabe, quelle classiche del passato, che hanno accompagnato la crescita di tantissime generazioni. Il momento intimo, che si viene a creare tra il bambino e l’adulto che racconta, è un momento molto importante, direi quasi magico. Spesso i bambini hanno una fiaba preferita e vogliono sentirla e risentirla mille volte. Per favola, si intende un racconto più o meno breve, il più delle volte tramandato oralmente, da una generazione all’altra. Molti studiosi si sono occupati della valenza psicologica delle fiabe, e degli effetti terapeutici, che possono avere sulle giovani menti, tra i quali Bruno Bettelheim( 1903-1990) e Marie- Louise von Franz (1915-1998), e altri autori. Le favole, raccontano di eroi, eroine, che devono risolvere prove, che li impegnano totalmente. Alle volte c’è in palio l’amore, alle volte è la vita stessa ad essere messa in pericolo. Fate madrine, animali soccorevoli vengono in aiuto, a portare consiglio, per riuscire a fronteggiare la situazione. Tutti si possono identificare nel personaggio, e trovare soluzioni, consigli o solamente la consapevolezza di non essere i soli ad avere quel problema.  Bettelheim, psicoanalista infantile di matrice freudiana, ritiene che siano rappresentazioni della teoria psicossessuale di Freud e delle istanze di Io, Es e Super Io. Per Marie Luise von Franz, psicologa-analista, di origine Junghiana, sono l’espressione più pura di processi psichici dell’inconscio collettivo. Con le parole di Jung:” un certo strato per così dire superficiale dell’inconscio è senza dubbio personale. Esso poggia però sopra uno strato più profondo che non deriva da esperienze e acquisizioni personali e che è innato. Questo strato più profondo è il cosi detto inconscio collettivo” ( Jung, 1936, pp 15-16)

Incipit iniziale,“ In un regno lontano, lontano”, “ C’era una volta”,” Tanto tempo fa”, producono una lontananza spaziale e temporale, portano il  bambino in una dimensione quasi onirica, dove non esistono relazioni di causa ed effetto. Questo è forse il motivo per il quale, vengono lette prima di dormire, quasi a rendere meno traumatico questo distacco dal mondo reale. Margot Sunderland, psicoterapeuta infantile e direttrice dell’Istitute for Arts in Therapy and Education di Londra, utilizza la fiaba come strumento terapeutico.  In una prima fase, la terapeuta, racconta una fiaba che racchiuda in sé, la situazione emotiva, in cui si trovi il bambino, mentre nella seconda fase, è il bambino, che inventa una storia, in questo modo si possono evidenziare attraverso il meccanismo proiettivo, le dinamiche sottostanti inconsce, che risiedono sotto il livello di consapevolezza. Personalmente, invito il bambino a disegnare una scena della fiaba, che lo ha colpito in modo particolare e lo incoraggio a proseguire il racconto, con sue fantasie e considerazioni. In questo modo il bambino identificandosi, con il personaggio principale, si può sentire meno solo e trovare vie d’uscita dalla situazione in cui si trova. Le fiabe, secondo Marie Louise von Franz, sono rappresentazioni dell’inconscio collettivo, che non trovano una corrispondenza nelle rappresentazioni coscienti, sono perlopiù situazioni censurate  e relegate nell’inconscio, è lo stesso fenomeno, che avviene nei sogni. Per concludere dice la Von Franz “ le fiabe esprimono contenuti inconsci per i quali la mentalità collettiva non possiede un linguaggio” (pag 15)

Per Marie- Louise von Franz, l’azione terapeutica della fiaba, mira alla descrizione e al potenziamento di un unico evento psichico estremamente complesso, che Jung definisce il Sè, perseguibile attraverso il processo di individuazione. Le fiabe, con i loro contenuti archetipici, ciò universali, hanno bisogno di un contenitore per potersi esprimere e questo meraviglioso palcoscenico, trova la sua massima espressione nel racconto delle favole.  L’eroe e l’eroina delle fiabe, rappresentano questo aspetto achetipico dell’Io. L’eroe ha qualità, che non coincidono con l’Io reale, ma rientrano piuttosto nel campo della realtà archetipica della psiche (pag 26).

La Bella Addormentata, è una fiaba che si ritrova, identica da molti secoli,ed in culture diverse, riflette una struttura psicologica basilare e quindi universale.

Temi come questo, rispecchiano la ricerca e la liberazione della principessa, come quella della figura femminile, che scompare, muore per rinascere e riapparire, questa tematica si ritrova spesso, anche in alcuni miti.
Ricordiamo ad esempio il mito di Demetra: ogni inverno sua figlia Persefone, scompare sotto terra per raggiungere Plutone, suo sposo, per poi riapparire ogni primavera, si tratta di un motivo diffuso nel mondo intero, di cui la Bella Addormentata non è che una variante particolare.

Mostri, orchi terrifici, hanno secondo Bettelheim, quello di far prendere consapevolezza al bambino con quelle parti interne che gli incutono paura, trovandole nei racconti possono diventare figure con le quali prendere confidenza e quindi diventare meno paurose. Sempre, secondo Bettelheim, se non si confronta con queste fiabe dai contenuti anche mostruosi, il bambino, non è in grado di viversi “ il mostro che sente o teme di essere, e che alle volte arriva a perseguitarlo” (pag 119).
L’incontro tra principi e principesse, può aiutare il processo di separazione dai genitori.

Nel processo di crescita, la funzione della fiaba è quella di illustrare in maniera simbolica i tipici conflitti interiori, dilemmi edipici, delusioni e rivalità fraterne, mostrando la via per poterle risolvere e trovando in questo modo la propria individualità, riuscendo così, ad abbandonare dipendenze infantili. La fiaba permette al bambino di dialogare con i propri contenuti inconsci, poiché parla un linguaggio simbolico, senza invadere la sua intimità. La fiaba, va letta e non interpretata. Il materiale fiabesco permette all’inconscio di affiorare alla coscienza e di rielaborarlo attraverso l’immaginazione, così da renderlo meno pericoloso e più malleabile. Prima e durante il periodo edipico, il bambino divide tutto o in buono o in cattivo, spesso nelle fiabe ci sono personaggi buoni e quelli cattivi. Questa divisione netta, senza ambivalenze permette, al bambino di prendere confidenza con le parti Ombra della sua persona, rabbia, gelosia, invidia, odio. Proiettandole sui personaggi cattivi, può in qualche modo tentare di padroneggiarli. Oltre alle fate buone, può incontrare streghe, matrigne cattive, ma scoprire che con le opportune strategie, si possono depotenziare e renderle innocue.

Può liberamente maturare l’idea, che i suoi genitori, non siano i suoi veri genitori, così come accade in molte novelle. Questa fantasia è utile, perché permette al bambino di nutrire un’autentica collera contro il “ falso genitore” senza avvertire sensi di colpa, e permette di preservare l’immagine interna della madre buona, nel caso si proietti su un materno terrifico i sentimenti negativi.

Per la Von Franz, i personaggi, che determinano il potere, rappresentano nelle fiabe i contenuti della coscienza collettiva, mentre gli eroi possono essere anche dei poveri contadini, senza istruzione, senza dote, ma sono appoggiati da fate, animali dai poteri magici e arrivano alla meta, che si erano prefissati.

La morte di una figura archetipica, è solo un cambiamento esteriore, perché gli archetipi non possono morire. Sono eterni, disposizioni istintive ereditarie, ma possono perdere una forma per acquisirne un’altra.

La descrizione particolarmente efficace, dei vari archetipi che si possono trovare nelle fiabe, la possiamo individuare nel libro di Tom Chetwynd: A dictionary for Dreamers . Qui di seguito lo schema elaborato dall’autore, che si può adattare molto bene , all’interpretazione simbolica dei personaggi delle favole.

Comunque i principali archetipi, che si ritrovano nelle fiabe sono:

Il Vecchio Saggio, il Padre/Orco, il Giovane/Vagabondo, L’eroe/Cattivo, Mago Bianco/Mago Nero.

La Madre Terra, La Madre/MadreTerrificante, La Principessa/Seduttrice, L’Amazzone/Cacciatrice, La Sacerdotessa/ Strega.

Il Vecchio Saggio (Senex)è il tipico archetipo dell’integrità dell’Io di un Uomo, in tutti i suoi aspetti, il suo potenziale che gli fa cenno dal futuro, spesso compare quando l’individuo si trova in una situazione disperata e solo la forza dello spirito può liberarlo, galvanizzando le riserve di energia dall’inconscio. Nelle fiabe compare spesso quando la figura paterna è insufficiente o assente.

La Madre Terra è l’equivalente del Vecchio Saggio e presenta la totalità della Donna, o la sua potenziale integrità.  Non bisogna confonderla con quella parte del potenziale femminile che è la maternità. Nelle fiabe può essere raffigurata dall’aspetto vegetativo, la foresta per intenderci, dove la donna deve ritirarsi in  solitudine. La vita vegetativa è anche vita spontanea e arreca la guarigione alla donna distrutta dall’Animus negativo (diavolo), o dal complesso materno negativo
(la matrigna che compare in molte fiabe).

La foresta è il luogo nel quale le cose cominciano a mutare e riprendere vita.

Il Mago Bianco/Mago nero. Questa figura è inafferrabile quanto la stessa intuizione. I lati oscuri e quelli luminosi sembrano molto meno differenziati che negli altri archetipi. Può essere utile in un primo tempo e poi diventare pericoloso, o viceversa. Comunque sia che si cerchi di uscire dalle sue grinfie, sia che ci si rimanga volontariamente, tutti gli sforzi compiuti hanno una ricompensa, qualunque cosa sia successa nel frattempo.

Il Padre/Orco. Questa figura è la personificazione dell’autorità, della legge, delle convenzioni sociali. Orco, il padre oppressivo, abusante, che minaccia di modellare la personalità in modo conformistico.

Il Giovane (Puer)/Vagabondo. Peter Pan, ne è l’esempio classico, l’eterno fanciullo, che anche in tarda età evita di diventare adulto, evita ogni impegno, ogni legame duraturo. Vagabondo, una passione piena di curiosità, una passione per l’avventura.

L’eroe/Cattivo. Il Messia, il Salvatore è la manifestazione più elevata di questo aspetto dell’Io. Cattivo, rappresenta, le radici dell’inconscio, dell’ego esasperato, che può portare alla megalomania.

La Madre/ Madre Terrificante. La Madre, è l’aspetto materno protettivo della donna, le sue qualità legate alla casa e alla famiglia. E’ solo un aspetto del femminile, quello che viene richiesto e preteso dalla nostra società, a spese di una compiutezza individuale e personale della donna, senza la quale ella non può tuttavia essere una buona madre. La Madre Terrificante. E’ l’aspetto possessivo, divorante e distruttivo della maternità. Una madre iperprottettiva, che minaccia la crescita dei suoi figli.

La Pricipessa/Seduttrice. Questo aspetto in una donna, è alla base stessa dell’amore e dei rapporti personali. La qualità eternamente giovane della spontaneità e del calore umano che può continuare a fiorire fra altri aspetti più maturi. La capacità di attrarre ed essere attratta. Un impulso che segue una scelta cosciente, che abbandona l’impulsività, è un modo del tutto particolare e personale di avvicinarsi agli altri. La seduttrice, è la fatale sirena, la distruttrice di matrimoni, l’immagine della fantasia erotica,  che impedisce ogni autentico rapporto, triste effetto dei sogni di grandezza del mondo narcisistico.

Amazzone/Cacciatrice. L’Amazzone, è la personificazione delle qualità intellettuali in una donna. Se è la parte inferiore, ad un certo punto esigerà una precisa attenzione su di sé. La Cacciatrice, attira a sé gli uomini, proietta su questi particolari aspetti della sua personalità che non è riuscita a sviluppare.

La Sacerdotessa/ Strega. L’intuizione è la loro funzione dominante. Il mondo interiore fa parte della realtà, questo viene percepito attraverso i sensi. L’intuizione è il mondo interiore che è sperimentato direttamente dalla mente, e funziona in modo più raffinato, che l’occhio o l’orecchio.

La Strega o la Maga. La donna con un’intuizione primitiva e non sviluppata viene automaticamente eliminata dalla sfera spirituale completa: quando ella cerca di farvi affidamento, rischia di trovarsi intrappolata in un mondo di visioni soggettive, senza alcuna relazione con la realtà. 

Gli archetipi hanno una duplice polarità, che si muovono da una parte positiva, fino ad arrivare al suo lato opposto. Solitamente la parte cosciente visibile, racchiude nelle profondità della psiche, il suo esatto opposto. La dove si trova la perla, c’è anche il drago e viceversa, non si incontra mai l’uno senza l’altro. Così se per Jung, la personalità umana si articola attraverso le quattro funzioni psicologiche: Pensiero, Sentimento, Sensazione, Intuizione, formano due coppie contrapposte, in cui le funzioni di ciascuna coppia esclude l’altra  e nella psicologia di Jung vale la legge fondamentale degli opposti: conscio ed inconscio rappresentano una polarità dialettica e quindi, se la coscienza sviluppa un certo atteggiamento , l’inconscio assumerà l’atteggiamento o la funzione opposta. L’archetipo dominante ha il suo opposto nell’inconscio,  due facce della stessa medaglia Quindi quando leggiamo una fiaba, analizziamo un sogno è bene tenere in considerazione anche questo aspetto.

BIBLIOGRAFIA

 Franz M. L von Le Fiabe interpretate Bollati Boringhieri Editore To
 Franz M. L von il Femminile nella Fiaba Bollati Boringhieri Editore To
 Franz M. L von Le fiabe del lieto fine edizioni Red Novara
 Franz M. L von L’individuazione nella fiaba Boringhieri Editore To
 Franz M. L von L’Ombra e il male nella fiaba Boringhieri Editore To
 Jung C. G Tipi psicologici in Opere vol 6 Boringhieri Editore To
 Jung C. G Gli archetipi dell’inconscio collettivo in opere vol 6 Boringhieri Editore To
Chetwynd L’interpretazione dei sogni secondo la psicoanalisi ed Longanesi Milano
Bettelheim B. Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe Feltrinelli

Dr.ssa Cervellati Paola
Psicologa Analitica
Sito Web: pcervellati.wixsite.com/psicoterapia

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